Attesissimo secondo disco per i romani Lento. Dopo aver attirato attenzione su di se grazie all'esordio Earthen ed essere passati dalla prestigiosa Supernatural Cat alla tedesca Denovali, i riflettori del pubblico post-metal sono tutti puntati su di loro. In un genere che sta lentamente lasciando il posto allo sludge, al doom, al black metal e al drone (ovvero sta tornando alle origini) i Lento hanno sempre fatto la figura della tribute band. Pelican e Isis e una spruzzata di SunnO))). Contando che i Pelican non azzeccano un disco da anni e gli Isis hanno preferito sciogliersi piuttosto che fare brutte figure, i romani hanno guadagnato posizioni in un campionato che vede poca gente metterci la faccia.
Ecco perche' il disco suona vecchio. Ma non solo: contiamo tre bei riff intervallati da un po' di chaos. I tre riff sono i classici scuoti testa che funzionano dal vivo ma che danno la stessa idea che davano i riff numetal dieci anni fa. Ovvero ignoranza. Tipo i fuochi d'artificio in un concerto dei Limp Bizkit. Hymen in questo senso e' il pezzo migliore: andamento oscillante, break (break?????), dissonanzine, riffone ribasso quadrato. Still ne e' la prosecuzione. "Throne" prova a preparare la botta di "Least" ma a questo punto ci accorgiamo che anche i suoni sono sbagliati: le chitarre troppo in primo piano rendono l'atmosfera piatta e invece che colpire si perdono in un mare di confusione.
Infine il minutaggio veramente breve fa balenare l'idea che la band non avesse molto da dire. A questo punto era meglio tagliare qualcosina e fare un buon EP. Un disco come questo puo' entusiasmare i fan piu' giovani del genere ma annoia tutti gli altri. Peccato. Perche' in un campionato senza teste di serie si doveva puntare alla Champions non alla salvezza..
[Dale P.]
Canzoni significative: Then, Hymen
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