Non mi stancherò mai di ripetere che la cosidetta scena post-punk degli anni è uno dei fermenti musicali migliori di sempre. Sebbene molti appassionati ne siano ancora impermeabili a distanza di una decina di anni dai primi vagiti "ufficiali" anche i più critici hanno trovato almeno una band da seguire. Magari non quella del cuore ma la classica formazione che fa esclamare "ah ma allora il rock non è ancora morto". Idles e Fontaines DC sono coloro che sono riusciti ad entrare persino nei palinsesti ufficiali di radio e riviste aiutando a far circolare un suono che, onestamente, non è più "nuovo" da un po'. Le Lambrini Girls sono il frutto di questa "new wave" che frulla impegno politico, divertimento e impatto sonoro basate su chitarre ma senza disdegnare synth o altri suoni strampalati. Anche il modo di cantare inizia ad essere "anni 2020", riconoscibile nel timbro, nella cadenza, nell'intensità. E' un bene? E' un male? E' banalmente significativo di una evoluzione a cui anche i più "anziani" stanno iniziando a scendere a patti e che i più giovani riconoscono come "propria". Le Lambrini Girls ripercorrono la strada tracciata prima da Sleaford Mods e poi da Amyl And The Sniffers e ci pisciano sopra. Prendono le bombolette spray e riempiono il cemento con scritte come "Bikini Kill" e slogan pro-minoranze. Trattano temi importanti senza banalità ma con una formula di rock distorto e tempi dritti che sa essere efficace fin dai tempi dei Nirvana. Arrivano al dunque? Si, in tutte le 11 canzoni c'è qualcosa che le eleva sopra la media sebbene la raffinatezza non sia il loro forte. Ma chissene. La rivoluzione è qui. Ora.
Debutto ottimo la cui ciliegina sulla torta è il mix del grande Seth Manchester e la produzione di Daniel Fox (Gilla Band).
[Dale P.]
Canzoni significative: Company Culture, Nothing Tastes As Good As It Feels.
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