E' vero che il noise rock ha vissuto una buona annata grazie a dischi di Shellac e Jesus Lizard ma sarebbe come dire che il rock continua a sfornare ottimi dischi grazie a Rolling Stones ed AC/DC. Voglio bene ai maestri, ci mancherebbe, ma preferisco riporre speranze nel futuro piuttosto che adagiarmi sui classiconi. In questo senso l'annata noise rock è stata abbastanza avara di dischi spaventosamente belli: mi viene in mente Shame dei meth o American Standard degli Uniform. E a questo punto aggiungo AR, terzo lavoro dei danesi Kollapse, che già mi avevano fatto rizzare le antenne con il precedente Sult, uscito nel 2021.
Già il nome che si sono scelti mi è simpatico: non so se è voluto ma a me fa pensare ai Breach e a quel capolavoro di post-hardcore metallico che è, appunto, Kollapse. E in un certo senso la loro proposta non è poi così lontana (quindi propendo per il voluto tributo) da quella degli svedesi, sebbene decisamente meno "epocale". Prendete tanto noise rock/metal (Unsane?), aggiungete del post-hardcore (Converge? Breach?) e spruzzate il tutto con dello sludge. Unite il tutto utilizzando un batterista di stampo rock con sette braccia. Ecco servito "AR", un disco che non avrebbe sfigurato nel catalogo HydraHead, Neurot, Relapse o Prosthetic. In mancanza dei Ken Mode buttatevi sui Kollapse.
[Dale P.]
Canzoni significative: Autofagia, Dekomposition.
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