Appena si apre questo disco, vieni catapultato in un mare di nero che fa davvero paura, ma non è così banale come potreste pensare, nonostante la lezione dei dron(m)edari moderni (Sunn O))), Khanate) rimanga imprescindibile anche per Khlyst, e sorvolando sul fatto che qui dentro ci suonino l'ex Thorr's Hammer Runhild Gammelsæter e James Plotkin, ovvero due che di rumore nero se ne intendono. Quello che ne viene fuori è l'album che Keiji Haino avrebbe scritto se fosse nato in Norvegia e avesse deciso di suonare Black Metal. Otto tracce in cui uno improvvisa con in mente una cattiveria tarata con l'istinto, e rimaneggiate dalla lucida follia del signor Plotkin, il quale non tradisce la tradizione di quello che furono i vari Old/Phantomsmasher/Khanate, tirandone fuori un suono ambientale/rumorista che se non è perfettamente a fuoco, poco ci manca. Come se giocare a ping pong tra l'America e il nord Europa fosse la cosa più naturale del mondo. Qualcuno potrebbe lamentare il fatto che si tratti di un semplice divertissement e che di dischi così ce ne siano già a bizzeffe. È vero, ma se gli esercizi di stile fossero tutti come questo, non esisterebbero dischi brutti. Ciò non toglie, che è veramente difficile colmare l'incolmabile lasciato dai Khanate.
[Mirko Quaglio]
Canzoni significative: tutte.
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