Ridendo (poco) e scherzando (ancora meno) sono 20 anni che i Ken Mode distruggono i timpani con dischi devastanti. I primi lavori fiorivano nel periodo d'oro del post-hardcore metallizzato mostrando fin da subito di non essere una band da quattro soldi. Dal primo disco "Mongrel", che vedeva l'artwork curato da sua maestà Aaron Turner così come i successivi tre, la band si è mossa con grande personalità nel difficile terreno "post" con ricche dosi di noise e sludge senza mai cercare la soluzione facile, anzi.
Passati su svariate etichette 20 anni dopo sono ancora qui e non mollano niente. "Null", mostra in campo il nuovo membro Kathryn Kerr ad occuparsi di sassofono, piano e synth. State tranquilli: non sono diventati un gruppo con il sassofono in prima fila. Non sarebbe stato un male ma non è quello che richiediamo a loro. Qui c'è tanto odio, dolore, frustrazione come fosse una malsana jam fra Neurosis e Unsane che raggiunge la perfezione nella gigantesca "Lost Grip", un bad trip di 10 minuti.
Con l'invecchiamento dei maestri i Ken Mode rischiano di rubargli lo scettro e diventare i veri re di una scena che ha sempre bisogno di nuovi eroi. Se li avete sottovalutati in passato (male) avrete di che ricredervi.
[Dale P.]
Canzoni significative: Lost Grip, A Love Letter
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