I Keelhaul appartengono a quella sfigatissima cerchia di band ignorate praticamente da tutti e neppure definibili di culto. Tre dischi uno più bello dell'altro che avranno venduto si e no 1000 copie nel mondo. Con ancora meno download dai vari Rapidshare, Megaupload ecc. Recentemente ristampati in vinile con donnine nude per attirare qualche dubbioso. Niente.
Si riformano dopo qualche anno di silenzio: un paio di evviva e ci mettiamo ad aspettare l'album. Che ovviamente è una mazzata nei denti: riff vorticosi tra l'hardcore nevrotico e tecnico e il post metal più arruffato. Ogni tanto spunta una voce a vomitare chissà cosa o qualche momento vagamente più meditativo. In realtà siamo sempre con la consueta formula Keelhaul che se non fosse in mano a quattro panzoni, un po' pelati, con la barba sfatta, uno addirittura di colore, e un altro con occhialini assolutamente fuori moda, sarebbero negli i-pod "giusti".
Ma dato che noi non siamo degli hipster e siamo un po' panzoni, con gli occhiali, con la barba e negri nell'animo godiamo nell'ascoltare questa sequenza apparentemente insensata di riff killer, storti, dissonanti, suonati chirurgicamente. Ma soprattutto divertenti nel loro ricercare il mal di testa a tutti i costi.
Cerchiamo di non farli indurre allo scioglimento. Supportateli e ascoltateli. Perchè questo è il quarto discone di fila che fanno senza che nessuno se ne accorga e magari per i prossimi risparmiano e se li tengono per le pareti della loro saletta...
[Dale P.]
Canzoni significative: tutte.
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