Nel vedere il bicchiere mezzo pieno della pandemia che ha colpito tutto il mondo potremo ringraziarla per aver spinto i musicisti a prendere nuove strade. Mentre le band "normali" hanno perso per l'impossibilità di vedersi, i solisti hanno realizzato dischi in solitudine o tramite insperate collaborazioni nate virtualmente.
Per esempio "Qalaq", nuovo album di Radwah Ghazi Moumneh aka Jerusalem In My Heart, è costruito proprio sfruttando la possibilità di collaborare tramite scambi di file.
Ad aprire il disco il devastante drumming "free metal" di Greg Fox, già nei Liturgy, Ben Frost, Zs, Ex Eye, Colin Stetson. Già "Abyad Barraq" basterebbe per mettere questo disco fra le cose più belle dell'anno. Il resto del programma non è da meno e vede la presenza di pesi massimi come Beirut (nell'evocativa "Istashraqtaq"), Lucrecia Dalt (nella soffusa "Tanto"), Moor Mother, Tim Hecker e musicisti da tutto il mondo che arricchiscono un prodotto che ha il suono di una rinascita dalle ceneri di una guerra. Una rinascita decisamente polemica dato che le tematiche sono tutte ispirate al controverso governo del Libano.
"Qalaq" è un disco che poteva nascere così solo nel 2021.
[Dale P.]
Canzoni significative: Abyad Barraq, Ana Lisan Wahad.
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