Dopo S.C.I.E.N.C.E. è innegabile che gli Incubus abbiamo detto tutto quello che dovevano dire. Aspettavamo quindi al varco la band di Brandon Boyd (nel frattempo diventato sex symbol) per capire quali mosse avesse preparato. Il post-science risultò questo Make Yourself, lavoro ovviamente inferiore al precedente ma, per certi versi, assolutamente complementare. E' come se fosse un'altra band. Quanto irruente e devastante quella di "Science", quanto posata e orientata alla melodia questa di "Make Yourself". Ma, capiamoci subito, non è certamente un lavoro inferiore, manca solo l'irruenza e il senso di vertigine che dell'esordio. Questo "Make Yourself" risulta quindi un album splendido trascinato da "canzoni" più che da un vortice di suono. Se si ascolta "Science" in macchina si rischia di morire dopo 30 secondi mentre con "Make Yourself" si passa il viaggio cantando come degli ossessi. Il punto forte di questo album (oltre alla solita incredibile sezione ritmica) sono le linee vocali di Brandon Boyd: ricercate e incisive ma sempre cantabilissime. Lo segue quindi tutta la band, che qui è, ovviamente, più contenuta e meno schizzata. Ne guadagna la forma canzone ma si perde l'eccitazione dell'esordio. Rimane, comunque, un album fantastico consigliabile soprattutto a coloro che vogliono delle belle canzoni. Per capire se fa per voi ascoltatevi "The Warmth", "Consequence", le ballate "Drive" e "I Miss You" o la nirvaniana "Make Yourself".
[Dale P.]
Canzoni significative: The Warmth, Consequence.
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