Esce in sole 500 copie in vinile per Thrill Jockey; uno dei due signori coinvolti e' Alexander Tucker, uno per il quale va sempre riservato un o(re)cchio di riguardo; la qualita' contenuta in questi solchi e' elevata, purche' chi si pone all'ascolto faccia ricorso a tutte le sue capacita' di astrazione. Tre motivi per dare una chance a questo gioiellino sotterraneo che si fileranno ad ogni modo i soliti sparuti quattro gatti. Meglio cosi'. Anche perche' "The Metallic Year" non e' roba per tutti. e' un album ostico e surreale e proprio per questo poco fa facevamo appello ad importanti capacita' di astrazione. Perche' e' un album che procede per immagini suggerite dai sibili, dai flussi, dagli echi spettrali e vitrei che si susseguono traccia dopo traccia. e' un piccolo groviglio di folk destrutturato, ambient malvagia, rumorismi, smanettamenti elettronici, elettroacustica e chi ha da rincarare la dose si accomodi pure. Ad affiancare il gia' citato Tucker c'e' il compositore neozelandese Daniel Beban, nome misconosciuto ai piu', e i due si impegnano nel dar vita ad un esordio si' breve - poco piu' di mezz'ora - ma altamente sinistro, oscuro e, in certi punti, anche opprimente. Melodie pressoche' assenti se non nell'autunnale "Unseen Ticket" e nella ronzante "Calibos", dov'e' evidente la mano di Tucker, "The Metallic Year" viaggia a qualche palmo di distanza dal suolo tra litanie sciamaniche ("Of The Cloth", "Bvsh Hovse Ghost"), immersioni nel buio pesto di una foresta immersa nella notte ("Indosoap"), alienanti spoken che sono presagio di sciagura ("Report From Iron Mountain"), drammatici istanti di agghiacciante suspense ("The Endless Body"). Il tutto confezionato con estro descrittivo che privilegia le zone dove si addensano ombre minacciose, quegli angoli lugubri dai quali la mente si tiene alla larga. Roba per i soliti quattro gatti, quelli che hanno buon fiuto.
[Marco Giarratana]
Canzoni significative: Unseen Ticket; The Endless Body; Indosoap; Bvsh Hovse Ghost; Report From Iron Mountain.
|