C'era bisogno di una band che mettesse d'accordo tutti: dai puristi dell'underground ai fan della forma canzone. Erano anni che in Italia non si trovava una vera band da amare. Una band "grande" che non ci fa sentire critici nell'ascoltarla, ma semplicemente eccitati. Solo due personaggi potevano farlo, dopo anni di gavetta passati a suonare nei locali più sudici e malandati per un pubblico di fan di Steve Albini, questi personaggi sono Favero e Capovilla, già menti dei primi One Dimensional Man ma separatisi da anni in favore di un più tranquillo lavoro da fonico di band rumorose da parte di Favero.
Per ascoltare Il Teatro Degli Orrori non occorre conoscere gli Shellac, nè i Melvins e tantomeno Jesus Lizard o Scratch Acid. Eppure il suono è quello. Non occorre perchè Giulio "Ragno" Favero e Pierpaolo Capovilla, in compagnia di Gionata dei SuperElasticBubblePlastic e del batterista dell'ultima fase dei ODM Francesco, scrivono canzoni.
Immaginatevi una curiosa e divertente fusione fra le band noiserock di scuola Amphetamine Reptile e Touch&Go con il cantautorato ubriaco di Conte e Jannaci e le storie di Nick Cave. Ne viene fuori un disco eccitante nel suo incedere, in cui non c'è un attimo di respiro (ascoltate l'assalto frontale di E Lei Venne!) ma allo stesso tempo vi ritroverete a cantarlo e a citarlo nella vita quotidiana.
Testi brillanti (novità assoluta in un genere che cerca prevalentente la dissonanza e l'impatto più che la poesia), un suono enorme e competente. Talmente perfetti che in primo tempo mi trovarono stizzito di fronte a tanta sicurezza. In realtà sono mesi che questo disco non esce dal lettore. E un motivo ci sarà.
Il disco italiano dell'anno. E degli ultimi anni...
[Dale P.]
Canzoni significative: tutte.
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