Da adolescente degli anni 90 ho sempre amato le commistioni fra rock ed elettronica, anche quelle più esagerate. Dai Senser alla colonna sonora di Spawn passando per Nine Inch Nails, Ministry e la Earache Records più tamarra ho sempre trovato dei buoni motivi per non essere uno dei tanti odiatori della commistione.
Ancora oggi quando si parla di fusione fra suoni sintetici e strumentazione rock la maggior parte degli ascoltatori reagisce con una smorfia schifata o alla meglio con un risolino snob per colpa di retaggi ottantiani ben radicati negli ascoltatori del vero "ruock".
Ho99o9 sono un duo difficilmente catalogabile. Mettono insieme, apparentemente alla rinfusa, elementi di hardcore punk, elettronica, metal e hiphop/trap. Hanno all'attivo due album e parecchi singoli, molti in collaborazione con personaggi di varia estrazione (dai Prodigy a Mike IX degli Eyehategod). Con "Skin" tentano il colpaccio alzando la tacca facendosi produrre dalla DTA Records di Travis Barker, noto per essere il talentuoso batterista dei Blink 182 e motivo della controversa svolta "punk" di Machine Gun Kelly.
Se pensate ad una svolta "commerciale" siete totalmente fuori strada sebbene apparentemente il genere degli Ho99o9 non sarebbe poi così "underground". Pensate ad una fusione di idee fra Nine Inch Nails, Atari Teenage Riot, Code Orange, Body Count, Bad Brains, Slipknot (Corey Taylor è ospite in "Bite My Face") e non sarete tanto distanti dalla musica proposta in "Skin". A mettere il sigillo di qualità troviamo anche il mitico Saul Williams, vero anticipatore di accostamenti sonori a cavallo fra black music e industrial.
Nel 1997 si pensava che questa sarebbe stata la musica del futuro, 25 anni dopo il pensiero è sempre lo stesso.
[Dale P.]
Canzoni significative: Lower Than Scum, Battery Not Included.
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