Ho un rapporto conflittuale con gli High On Fire. Nell'immediato post Sleep ho avuto difficoltà a mandare giù loro e gli Om: Matt Pike, Al Cisneros, Chris Hakius DOVEVANO suonare assieme! Passano gli anni e te ne fai una ragione. Capisci anche che la musica cambia e nel 2010 un gruppo come gli Sleep suonerebbe anacronistico. Gli Om poi si sono raffinati così tanto da arrivare su Drag City, patria di creature "violentissime" come Bill Callahan, Bonnie Prince Billy, Joanna Newsom, e piacevolmente in compagnia di Sir Richard Bishop e Six Organs Of Admittance.
Gli High On Fire invece hanno prima goduto delle attenzioni degli stoners più metallari. Successivamente con i dischi su Relapse hanno fatto comunella con la scena "post metal" di band come Mastodon, Isis, Neurosis, Baroness, Converge, diventando nel giro di poco tempo veri e propri punti di riferimento per la scena.
Arrivano oggi al quinto album e il primo sulla multinazionale Koch Records e c'è da dire che la band non ha smesso di pestare duro. Anzi. Non abbandonando l'immaginario fantasy perfettamente ricreato dall'artwork di Arik Roper anche nei precedenti album, e neppure le classiche ispirazioni Motorhead/Venom/Celtic Frost, una spruzzata di sludge, qualche basimento psichedelico e la consueta attitudine al sapore di whiskey.
I brani sono solo otto, lunghi e articolati ma senza nessuna spocchia progressiva, chessò alla Mastodon: riff su riff, sempre più forti e veloci. In una parola: metal.
[Dale P.]
Canzoni significative: Frost Hammer, Fire Flood & Plague.
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