E' il nipote del leggendario Hank Williams. Se ne parla come il nuovo fuorilegge del country: brutto, sporco, cattivo, sessista e drogato capace di mediare la classicità country con l'impeto punk.
Ai più distratti spieghiamo che i Meat Puppets venticinque anni fa codificarono il cowpunk con album veloci e sporchi ben più di questo tatuatissimo redneck.
In realtà Hank Williams III non fa altro che ripercorrere le orme dei grandi del country sporcando la musica con attitudine ubriaca e sterzando di rado su versanti più grintosi. Il disco si fa ascoltare per la bellezza delle composizioni ma non è tanto lontano dalla classicità dell'esperimento country dei Supersuckers in "Must've Been High".
La sorpresa però viene da quello scarno secondo dischetto formato da "Louisiana Stripes" e da una lunga "Untitled". Proprio questa si rivelerà la traccia più interessante. Rumori del west, mescolati a sprazzi ubriachi di Hank, nastri che scorrono, ululati stonati e sperimentazione verranno cestinati brutalmente dai classicisti che lo bolleranno come rumore ma a noi piace pensare che sia proprio questo il disco che Hank aveva in testa per poi presentare all'etichetta una parte normale "vendibile".
Non dimentichiamoci la stretta amicizia con i Melvins, esperti nell'arte dell'album-non-album.
Il mio consiglio è di dividervi la spesa del CD con vostro padre. A lui date la classicità del primo CD, e voi vi tenete la polvere del sud: ulcerosa e fastidiosa ma dannatamente evocativa.
[Dale P.]
Canzoni significative: Smoke & Wine, Angel Of Sin, Untitled.
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