Tra alti e bassi i Green Day sono da più di 20 anni una delle più famose rock band mondiali. Non dobbiamo certo approcciarli come gruppo punk, sebbene i loro esordi su Lookout siano su quel genere, la loro è ormai più un'ispirazione visiva: capelli sparati, scritte con caratteri infantili, tematiche ribelli. Ma i loro tre accordi hanno da tempo un sound classicamente rock.
"Father Of All" è un disco definibile "power pop": riff semplici, melodie orecchiabili e solarità diffusa (sebbene i testi non lo siano per niente). Il male è che a furia di ricercare l'immediatezza e la semplicità (leggi: un grandissimo pubblico) la band è completamente svuotata della personalità. La voce di Billie Joe è pigra e svogliata, così come il resto della band che non ha nessuna delle caratteristiche dei Green Day che furono.
Un disco che se martellato dalle radio godrà dell'inevitabile successo ma che se non fosse per il battage pubblicitario sarebbe scambiabile con un lavoro di una qualsiasi band svedese o australiana di revival rock di vent'anni fa. Se vi è rimasto incastrato il disco dei Jet nello stereo usate questo per rimuoverlo.
[Dale P.]
Canzoni significative: Sugar Youth.
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