Pur non essendo più una label che lancia capolavori su capolavori è sempre bene tenere un orecchio puntato alla Neurot Recordings. Ormai pubblica una manciata di dischi l'anno solo per gli appassionati di un certo suono sanguigno senza stare troppo a guardare logiche commerciali e di hype. Ufomammut, Petbrick, Kowloon Walled City, Deafkids sono gli artisti Neurot che negli ultimi anni sono entrati negli stereo di coloro che amano musica pesante, incazzata ma particolare. Oggi si aggiungono anche i Great Falls in realtà dei veterani sia con questo progetto (attivo dal 2003) sia in passato con band come Kiss It Goodbye, Gaytheist, Bastard Feast.
Nelle prime note di "Objects Without Pain" mi sembrava però l'ennesimo progetto "post" un po' ripetitivo. Mi sbagliavo. O meglio l'album inizia sì con un classico riffing alla Neurosis ma poi prende, per fortuna, altre strade. Parlando tecnicamente i nostri suonano un post-metal-sludge-post-hardcore-noise, quindi ovviamente siamo nelle coordinate a noi care. La personalità viene fuori con il tempo ovvero facendo suonare i brani, lasciando andare la band a prendere le direzioni a loro care. Ed è qui che salta fuori il motivo di esistere dei Great Falls: hanno da dire la loro. Sono dei veterani della scena d'altra parte. Certo c'è quel senso di apocalisse dei Neurosis, la destrutturazione dei Converge ma sarebbe come dire che in un gruppo stoner si sente l'influenza dei Black Sabbath. Per stuzzicarvi aggiungo che in alcune parti "più free" mi hanno ricordato gli splendidi Keelhaul, in altre gli Old Man Gloom. Ma, ripeto, c'è anche tanta personalità in mezzo a tutta questa pece sonora.
"Objects Without Pain" magari non diventerà un classico del genere ma sicuramente un must have del 2023 per gli appassionati.
[Dale P.]
Canzoni significative: Spill Into The Aisle, Trap Feeding.
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