I Graveyard provengono da quella Orebro che ha dato i natali a gente come Witchcraft, Burning Saviours, Dead Man e Troubled Horse.
Una piccola citta' della Svezia in cui in questi anni si e' sviluppata una grande scena che ha avuto come principale obiettivo il recupero, sia pure riattualizzato e rivitalizzato, degli anni Settanta.
Anche i Graveyard vanno in questa direzione. Qualcuno ricordera' il loro omonimo debutto ad opera di Tee Pee Records circa tre anni fa dove il gruppo seppe combinare con grande maestria folk, sonorita' psichedeliche e hard rock. Ora e' la volta del nuovo "Hisingen Blues", album uscito addirittura sotto l'egida della Nuclear Blast, fattore sicuramente importante per far conoscere il gruppo anche al di fuori dei soliti confini.
Si tratta di nove brani ancora una volta debitori dei "seventies", ma sia chiaro, riproposti in maniera fresca e convincente. A partire dal pezzo di apertura - Ain't Fit To Live Here - una sferragliata hard che non sarebbe dispiaciuta ai primissimi Led Zeppelin. Molto intensa risulta essere "No Good, Mr Holden" che assomiglia in un certo modo ad alcune cose fatte di recente dai Black Mountain, altra band esperta in questo settore.
Anche in questo secondo lavoro si sara' capito che il blues la fa da padrone come nel caso della titletrack (e non solo per il titolo) o nell’incandescente boogie "RSS". Particolare "Uncomfortably Numb", quasi un tributo ai Pink Floyd ma fatto secondo il loro credo.
Il finale e' affidato alla bellissima "The Siren", un folk blues elettrico compassato sullo stile dei Black Keys prima di salire d'intensita'.
Un ulteriore passo avanti per questo quartetto che centra nuovamente il bersaglio con un disco datato fin che si vuole, ma che ha la straordinaria capacita' di non stancare. E credetemi, di questi tempi non e' cosa da poco. Se potete, non fateveli scappare dal vivo.
[Cristiano Roversi]
Canzoni significative: Ain't Fit To Live Here, No Good, Mr Holden, Hisingen Blues, The Siren.
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