Non so se conoscete i film di genere, quella branchia di cinema a cavallo fra il mainstream e l'underground nato sul finire degli anni 60 che ha generato piccoli capolavori arrivati a noi sotto forma di "culto". Questo disco dei Grails, forse complice il teaser pubblicato dalla band stessa, sembra a tutti gli effetti una colonna sonora di uno di questi film, sospesi tra violenza, thriller, sesso spicciolo e arte.
Abbandonate quasi del tutto le sonorità "folk classicheggianti" degli esordi i nostri confezionano un album impalpabile e proprio per questo affascinante, condito di aperture drammatiche, vaghi groove psichedelici, atmosfere sognanti, introspezioni jazz e noise industriale.
E' certamente il loro album più scuro, quasi cieco nel suo procedere senza dare appigli all'ascoltatore ma sviandolo con progressioni volutamente a vuoto, come fossero giustificabili solo tramite l'associazione con una pellicola. Pellicola che può essere il classico di Sergio Martino "Tutti i Colori Del Buio", in cui le divagazioni accompagnano uccisioni efferate, trip, visioni, flashback e inseguimenti al buio.
Un disco ovviamente non per tutti, per quanto magico, ma adatto a coloro che amano le particolari colonne sonore di quei film sospese tra profumi orientali e nera inquietudine.
"Doomsdayer's Holiday" sembra una gemma oscura degli anni 70 e così va trattata.
Onore ad una band sempre in crescita e con coraggio da vendere.
[Dale P.]
Canzoni significative: Reincarnation Blues, Predestination Blues, Acid Rain.
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