Ecco la più bella sorpresa del 2023: il ritorno dei Grails! La band di Portland è uno dei segreti meglio custoditi fra gli appassionati di post-rock e post-metal: non avranno la fama di Russian Circles e simili ma è il prezzo da pagare quando si mette in campo tutta questa classe. Ho detto Russian Circles? Dimenticate il paragone. Non c'entrano niente. Ma, ad onor del vero, non c'entrano niente con tutto il "post" in generale. I nostri eroi infatti sono più "pre". Già perchè le loro influenze partono dal finire degli anni 60 e arrivano più o meno alla metà degli anni 80. Dicono di fare un mescolone di "musica da soap opera, minimalismo cosmico, musica da film Western, elettronica malinconica con l'uso di maestosi archi soul-disco". E' vero? E' vero! Ma ovviamente c'è molto di più.
Con "Anches En Maat" torna in studio la formazione originale (che non si rivedeva dal mitico "Doomsdayer's Holiday" del 2008, forse il mio preferito) e tornano quelle sonorità che più che da soap opera ricordano i vecchi thriller italiani anni 70 ma come se fossero diretti da Sergio Leone anzichè da Sergio Martino. Grails, come potete immaginare, sanno plasmare molto bene la materia e potrebbero tranquillamente entrare nelle collezioni dei più esigenti collezionisti di progressive rock. Non sono mai ampollosi ma usano la tecnica per trasportare i neuroni dell'ascoltatore in territori nuovi sebbene molto terreni. Non è space rock, non è post rock, non è prog rock. Semplicemente Grails.
[Dale P.]
Canzoni significative: Sister Of Bilitis, Viktor's Night Map.
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