Sembra ieri che parlavamo di nuove leve dell'alternative americano citando gruppi come Staind, Creed, Puddle Of Mudd e Godsmack. Formazioni sempre distrutte dalla critica e sempre premiate dal pubblico, decine di milioni di copie vendute cadauna. Ma se i giornalisti non premiano la mancanza di inventiva, il rifarsi a stilemi classici del grunge e dell'hard, gli assoli pomposi, la voce ricalcata su Vedder, Cobain o Staley, i giovani (in prevalenza americani ad onore del vero) ne hanno sempre apprezzato le canzoni. Canzoni che sono volate alte in classifica pur non ammiccando nè sculettando ma riportando in auge le vituperate chitarrone.
Questa filippica per far capire a chi/cosa ci troviamo davanti: se volete del mathrock cercate altrove.
Qui siamo nell'ormai mitica addizione Alice In Chains + Metallica che ha reso i Godsmack una valente macchina post-grunge da radio rock, ovviamente NON adatta agli integralisti della SubPop ma apprezzabile da tutti quelli che vogliono del sano headbanging su melodie pseudo-depressive, pur rimanendo lontani dallo stereotipo grungettoso grazie ad un'interpretazione vocale sanguigna più che la classica dolenza da Unplugged In New York.
Ascoltando di fila questo greatest hits celebrante i primi dieci anni di carriera, si ascolta una onesta band che modernizza le intuizioni hard degli Alice In Chains di Facelift con vaghi inserti southern e nu-metal, il che non è proprio poco.
[Dale P.]
Canzoni significative: Voodoo, Bad Religion.
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