L'ultimo disco dei Genghis Tron, "Board Up The House", risale al 2008, periodo in cui l'etichetta che lo pubblicò (Relapse) era in piena esplosione sludge, grind, posthardcore, mathcore. Finito quel periodo sono scomparsi anche loro ma prima sparsero il mondo underground con 5 EP di remix donati a varie etichette di genere (Crucial Blast, Temporary Residence, Anticon, Lovepump United). Nel 2021 tornano a sorpresa con nuova formazione (assieme ai membri storici Hamilton Jordan e Michael Sochynsky troviamo il cantante Tony Wolski e il batterista di Sumac e Baptists Nick Yacyshyn) e, soprattutto, nuovo genere. Ma stessa label. Già perchè sebbene i tempi siano cambiati sia i Genghis Tron che la Relapse hanno abbracciato con grande soddisfazione il "metal informatico". Zombi, Survive, Miracle, Author & Punisher, Pinkish Black, maestri del retro/synth wave, appartengono tutti al roster della label di Philadelphia e, da oggi, possiamo infilare in lista anche i Genghis Tron.
Passati quindi dal post-hardcore matematico ad arpeggiatori, vocoder e psichedelia i nostri confermano una cosa: sono dei nerd. E di gran gusto. Certo, il poco pubblico che avevano quindici anni fa non ha abbracciato con gioia questa svolta ma, passato lo shock iniziale, dovrebbero riprendere in mano questo disco e lasciarsi andare. Già perchè questo disco è decisamente ben riuscito. E, sinceramente, negli ultimi 15 anni di post-grindcore-math ne abbiamo sentito anche troppo. L'approccio di "Dream Weapon" è piuttosto particolare. Perchè non ricorda direttamente nessuna delle recenti band che si cimentano in suoni sintetici ma percorre una strada tutta sua. A me viene in mente una strampalata fusione fra Cynic e kraut rock con una punta di shoegaze e dream pop. Ma sarà la produzione eccellente di sua maestà Kurt Ballou, si sente tutta la vitalità e l'urgenza di una band che ha deciso di rialzarsi perchè aveva qualcosa di nuovo da dire. Chapeu.
[Dale P.]
Canzoni significative: Dream Weapon, Ritual Circle.
|