I Fluxus sono tornati. E, probabilmente, è stato un bene che siano stati fermi per tutto questo tempo. Dai tempi di "Pura Lana Vergine" la scena musicale italiana e mondiale si è evoluta, è cambiata. E tutti questi cambiamenti si sono riversati in questo nuovo disco in cui da osservati speciali (ma comunque di culto) i nostri sono passati a ruolo di faro per l'intera scena. Il disco inizia con "Nessuno si accorge di niente", canzone dal tiro leggermente meno sonico rispetto a quelle contenute nel disco precedente. Già con "Non c'è più niente di me" si sente aria di cambiamento. I tempi si fanno più dilatati, c'è molto lavoro sui suoni e l'atmosfera è molto rilassata. Si capisce che i nostri sono cambiati dai tempi dei primi dischi e sono meno orientati al noise selvaggio. "Radiografia" è il pezzo che ci convince che la ricerca sonora dei Fluxus è ancora in mutazione. Qui i punti di riferimento sono gli Slint, ovvero il miglior post-rock. Dopo i primi due minuti si affaccia pure la tromba di Roy Paci. E allora inseriamo pure i Fluxus come capiscuola. Facciamo si che traghettino i gruppi italiani verso l'estero. Questo disco, se fosse uscito su Touch & Go sarebbe un best-seller. Fate i vostri conti: se adorate "pura lana vergine" lasciate stare perchè di quel gruppo c'è rimasto poco. Per chi ama i Fluxus come gruppo di punta del panorama più sperimentale e meno commerciale del rock italiano è un aquisto obbligato. E pure per coloro che vogliono semplicemente ascoltarsi un signor disco.
[Dale P.]
Canzoni significative: tutte.
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