Mescolare il doom e il jazz è un esperimento che per qualche motivo tenta a molti. Pensate all'esperienza dronica di "Monoliths & Dimensions" dei Sunn O))) che citava apertamente il sound spirituale di Alice Coltrane. Il nome che viene in mente subito dopo è quello dei Bohren & Der Club Of Gore, gruppo tedesco ormai sempre più immerso nel jazz più oscuro ma che in principio non disdegnava incursioni più sludge. Ma gli esperimenti sono molteplici: The Mount Fuji Doomjazz Corporation, The Kilimanjaro Darkjazz Ensemble e in generale buona parte del catalogo Denovali; Neptunian Maximalism o in Italia band come Mope e Messa.
I Londinesi Five The Hierophant non sono i primi e non saranno neanche gli ultimi a buttarsi su questo stravagante mix di suoni heavy, lenti, oscuri e atmosfere "jazz". Che poi, per i puristi questo non è minimamente jazz. Neanche fusion. E' banalmente post-metal con una linea melodica suonata con il sassofono. Ma io non sono purista e presumibilmente neanche loro. Certo è che il sound che ne viene fuori è sia potente che ipnotico e genera un particolare senso psichedelico. I saliscendi tipici del genere "post" (alcune volte sono rock, altre più rocciosamente metal) prendono strade inedite rispetto ai clichè tipici grazie a questa trasversalità e, soprattutto, ne guadagna in potenza quando si tratta di "esplodere".
"Through Aureate Void" pur essendo un prodotto "minore" è in realtà una delle più belle gemme del genere ed è in grado di ipnotizzarvi e farvi mandare il CD in loop per giorni e giorni. Se amate questo sotto-sotto-genere aggiungeteli al carrello senza indugi.
[Dale P.]
Canzoni significative: Fire From Frozen Cloud, Pale Flare Over Marshes.
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