Chi ha a cuore band come Mastodon, Kylesa, Melvins, Unsane e Baroness si faccia pure avanti, i Fight Amp sapranno come soddisfare i loro appetiti.
Giunto finalmente all'esordio su lunga distanza per la sempre vigile Translation Loss, il quartetto del New Jersey (che annovera anche una donna alla sei corde) tira dal cilindro una prestazione di tutto rispetto fatta d'un songwriting robusto, di chitarre furenti, di linee vocali aggressive e adatte al genere, di un basso deragliante e distorto. Certe sfuriate più hardcorizzate richiamano da vicino i validi Coliseum ("Late Bloomer", "Lungs"), oltre a non lasciare i nostri confinati all'interno di uno spettro ristretto di soluzioni.
Proprio come i menzionati Mastodon ed i Kylesa, i Fight Amp sono molto abili nel comprimere strutture progressive in brani articolati ma pur sempre essenziali, privi di lungaggini inutili. Prodotti da Philip Cope (chitarrista di Kylesa e Baroness...), da un lato si avverte una certa dipendenza dagli ascendenti, in certi momenti fin troppo presenti tra le maglie, e manca ancora loro una netta identità sonora che li affranchi del tutto dalle matrici, ma gli assi per diventare una grande band i Fight Amp ce li hanno tutti. La progenie bastarda dell'hardcore metallizzato ed evoluto continua ad espandersi grazie a nuove leve davvero interessanti.
[Marco Giarratana]
Canzoni significative: Late Bloomer; Get High And Fuck; Lungs; Dead Is Dead.
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