Sarebbe stupidamente snob bollare gli Evanescence come una band "commerciale". La loro capacità comunicativa riesce ad arrivare sia al ragazzino che adora gli Slipknot sia a chi passeggia tutti i giorni sotto la redazione di TRL. Sarà il classico caso di rock per le masse, pompato da Mtv e dalle radio, ma li trovo molto più stimolanti degli attuali U2, Red Hot Chili Peppers e Marilyn Manson assortiti.
Merito senza dubbio della voce di Amy Lee, tecnicamente magari non ardita, ma proprio per questo pregna di sfumature sofferenti che nel contesto goth-metal (paradossalmente) solitamente vengono meno a causa di cantanti troppo "accademiche" e pulitine, più attente all'acuto perfetto che ad una vera emozionalità.
Amy Lee, così come avvenne nell'esordio major, si estrae almeno 4 pezzi capaci di toccare le corde emozionali di chiunque. Purtroppo il disco viene piegato ad esigenze commerciali (pur essendo potente a dovere) e il lavoro di produzione spesso ha una quantità di cattivo gusto che stronerebbe un fan di Mariah Carey.
E' proprio questo retrogusto plasticoso (lo stesso che porta oggi ad ascoltare le produzioni anni 80 e provare ribrezzo) che non darà vita lunga all'album, troppo attento a piacere adesso e mai più. Ma al suo interno covano canzoni che avrebbero meritato un trattamento più adeguato.
[Dale P.]
Canzoni significative: Sweet Sacrifice, Lithium, Lacrymosa.
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