Continua il viaggio degli Ephel Duath. Dopo aver diviso il palco con le migliori entità del post-tutto mondiale (Dillinger Escape Plan, Poison The Well, Nasum, Locust, Beecher per citarne alcuni) la band è pronta per sedersi affianco a loro nell'equilibrio della scena musicale estrema contemporanea.
"Pain Necessary To Know" è uno dei dischi più estremi mai partoriti in un contesto di esplorazione sonora con alla base violenza e potenza. Dimenticate il frullatore impazzito di "The Painter's Palette" i nostri hanno deciso di scartare la forma canzone per dedicarsi ad una versione metal della musica classica contemporanea.
Più si scende nei particolari più il disco diventa ostico, quasi inascoltabile nel suo continuo fluire verso lidi imprevedibili. Mantenendo una visione di insieme più slegata si può, invece, apprezzare il disco come un magma sonoro in cui si susseguono dei forte/piano in cui si sovrappongono parti che, in qualche modo, possono venire in aiuto ad un ascoltatore casuale.
Ecco, il difetto principale (se proprio dobbiamo trovarne uno) è l'estrema osticità sonora della proposta. Ma è lo stesso difetto che si addossa a band come Meshuggah, Dillinger Escape Plan, Naked City. Un difetto che è il loro modo stesso di essere.
Quindi, in breve, il difetto non esiste. Il problema, semmai, è nella preparazione dell'ascoltatore. Anzi, la band si vanta di questa osticità autodefinendo il disco come "un'architettura sonora slanciata ma solida. Un monolite fluttuante". E' appunto nella solidità e nel continuo fluire di idee sonore che dobbiamo cercare la chiave di lettura.
Come dicevo poco sopra: mantenersi in superficie per apprezzare la dirompente massa. Per buttarsi in esplorazione occorre sangue freddo e un bel corso preparatore. Ma le meraviglie, si sa, sono in profondità: sarebbe stupido limitarsi a guardare.
[Dale P.]
Canzoni significative: tutte.
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