Fa sempre il suo terrificante effetto essere coscienti del fatto che a piede libero circolino personaggi come gli Entombed, gente ancora capace di devolvere genuina e velenosa violenza a quasi due decadi di distanza dalla sua malvagia genesi. Sicuramente l'unica tra le corazzate della primigenia scena death svedese (quella di Grave, Unleashed e Dismember per intenderci) a portare avanti con costanza e coerenza un'evoluzione che li ha resi una tra le più influenti (gli High On Fire ne dovrebbero sapere qualcosina a riguardo) e facilmente identificabili formazioni dello scibile death metal mondiale. Quello allestito con “Serpent Saints” è un ritorno degno del nome del gruppo, il quale riscatta in parte un album come “Inferno”, non proprio eccelso come i suoi due predecessori, mostrandoci uno stato di forma invidiabile. Rimasti orfani del chitarrista/fondatore (e perno del processo compositivo) Uffe Cederlund, la cricca guidata da un Lars Goran Petrov qui pericolosamente sguinzagliato per far danni, si lancia all'attacco munita di falce con l'unico intento di lasciare in terra più corpi esanimi possibili. Basta ascoltare quella trafila di songs che va dall'iniziale title-track a “When In Sodom” per capire che lo scorrere tempo e l'ultimo tribolato periodo (abbandono di Cederlund, rinvio plurimo della data di pubblicazione del disco) non hanno intaccato l'anima degli Entombed. Riesumata la cattiveria ancestrale di “Left Hand Path” e “Wolverine Blues”, essa viene declinata secondo il nuovo percorso a metà tra sludge e death'n'roll intrapreso dai Nostri negli ultimi otto anni circa. Furibondi attacchi death si congiungono a mid-tempos scavezzacollo che non lasciano scampo (“Masters Of Death” è una badilata in pieno volto) o ci si lascia trasportare dalla cavalcata maligna di "Thy Kingdom Coma" o avvolgere dalla tenebrosa atmosfera di "When In Sodom". C'è una lievissima flessione tra "In The Blood" e "Ministry", ambo subito riscattato dai mortuari stacchi di "The Dead, The Dying, And The Dying To Be Dead" e dal conseguente, ennesimo scatto di ira di "Warfare Plague Famine Death". Produzione meno grassa e fangosa rispetto al recente passato che va incontro all'urgenza di ripescare elementi più squisitamente death, ergo viene proposto un sound grezzo, metallaro, vivo. In un anno avido di uscite di rilievo nel panorama metal convenzionale, quello degli Entombed è uno di quegli album che lasceranno un'impronta in questo 2007. Siamo ben felici che, nonostante tutto, i ragazzacci di Stoccolma siano ancora in piedi più cazzuti che mai.
[Marco Giarratana]
Canzoni significative.: Masters Od Death; When In Sodom; The Dead, The Dying And The Dying To Be Dead; Thy Kingdom Coma.
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