C'è un problema di fondo nei gruppi post-hardcore: sai già come suonano. Il problema sussiste in tutti i generi, è vero, ma, essendo un tipo di musica relativamente nuovo non è tanto bello. Ma la cosa più complessa è cercare di spiegare le differenze fra una band e un'altra. Che ci sono, senza dubbio, ma si annidano tra i tum-pa tum-pa, le urla disumane, le scale velocissime e gli stacchi senza senso. Questi The End, a dire il vero, non mi entusiasmano più di tanto. Sono selvaggi, picchiano duro, sono bravi ma non mi dicono un granchè. La produzione sembra quella di un normale gruppo black metal, la confusione regna sovrana, il cantante non stà zitto neanche se lo prendono a calci: sembra una bestia impazzita che vuole uscire dalla gabbia per mangiarvi in un solo boccone. Queste cose poi, possono pure trasformarsi in pregi, dipende dai punti di vista, ma, sinceramente, sono cose che non possono portarmi a spendere i 20€ per l'acquisto dell'album. Brani come lo strumentale "The Sense Of Reverence" hanno grande classe ma spesso la band cade nel grande calderone della prevedibilità. E per un gruppo post-hardcore è un grandissimo errore. Lo stupore e l'urgenza devono essere i due comandamenti del genere. "The End" rimandati.
[Dale P.]
Canzoni significative: Fetesque, The Sense Of Reverence, Orthodox Unparalleled.
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