Non credo che Emma Ruth Rundle con i suoi dischi abbia fatto molti soldi. Il giusto per sopravvivere e per portare avanti la sua arte trasformandola pian piano in lavoro, stando sulla strada la maggior parte del tempo. E così, come da clichè del rock, arrivano l'alcol e la droga a fare compagnia. Ogni sera, ogni giorno. Finchè non spunta la pandemia che ti ferma a casa, se una casa ce l'hai. Emma si rende conto che qualcosa non va, che sta andando in una strada sempre più buia. Inizia un percorso di terapia e disintossicazione e di trasformazione.
Si chiude in casa, imbraccia una chitarra acustica, a volte un pianoforte, e inizia a scrivere canzoni. Brani intimi, sussurati, lontani dall'elettricità a cui siamo abituati e dalla vocalità "alternative" che avevamo imparato ad amare. La nuova Emma è più vicina all'intimità fragile di Lisa Germano ed è in grado di penetrare il petto dell'ascoltatore e straziargli il cuore. O come una Grouper che ci crede fino in fondo. E se Lingua Ignota rimane inarrivabile dal punto di vista tecnico questo "Engine Of Hell" è un serio candidato a mettersi al fianco di "Sinner Get Ready" come disco "a vene aperte".
Auguro a Emma un futuro più equilibrato e solare ma, purtroppo, da ascoltatore, non posso che godere di tanto dolore.
[Dale P.]
Canzoni significative: Return, Blooms of Oblivion.
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