Senza dubbio uno dei dischi più difficili usciti negli ultimi mesi. I Dysrhythmia si confermano una band non facile, che fa di tutto per spiazzare l'ascoltatore e buttarlo in un mare da cui è impossibile orientarsi. A partire dai suoni alieni e dissonanti, passando da ritmiche spezzate e dispari continuamente spostate e imprevedibili per terminare in stacchi furibondi che causano labirintite immediata.
Come dissi già riguardo al precedente "Pretest": non c'è il virtuosismo fine a sè stesso ma nei Dysrhytmia ogni cosa è virtuosismo. Siamo sempre dalle parti di King Crimson e Don Caballero, ma l'impeto della band supera quella dei due colossi in questione. Ascoltare un brano come "Will The Spirit Prevail" vuol dire prendere 30 anni di musica virtuosa e scavalcare l'idea stessa che si ha del virtuosismo in nome di una composizione sonora potente senza essere metal, psichedelica senza essere drogata e tecnica senza essere stucchevole. Come avviene, in modo diverso, negli Ephel Duath o come facevano anni fa i Don Caballero.
Con questa formula i Dysrhytmia sembra abbiano trovato la strada per stupire e sperimentare allo stesso modo dei giovani King Crimson. Un disco adatto sia agli ascoltatori di postcore tecnico (Candiria, Dillinger Escape Plan) a cui si rivolge il marchio Relapse, sia ad un pubblico più vecchio che ha visto morire il prog soffocato da mancanza di idee e chitarroni metal.
Ovviamente da evitare per tutti coloro che hanno un idea della musica sommaria e minimalista. Per non dire priva di gusto e infantile.
[Dale P.]
Canzoni significative: tutte.
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