Ricercatezza, atmosfera ed emotività sono le parole d'ordine utili ad aprire quel prezioso scrigno che racchiude il mondo dei Dredg. Siamo di fronte ad un disco capace di lasciare a bocca aperta, grazie ad uno stile unico, sincero, ricco di sfumature e parecchio ispirato. Ricondurre il tutto a un genere è molto difficile... potremmo pensare agli A Perfect Circle e ai Tool, affiancati da ambientazioni tardo-radioheadiane, che sfociano in una elettronica colta. Da questo background emergono i nostri con una ricetta originale e una grande capacità compositiva che conferisce loro una marcia in più. Ogni brano viene eseguito con una perfezione celestiale, senza compromessi e volgarità; le note sono come tasselli di mosaico: sostituendo uno di questi, l'opera d'arte cesserebbe di essere il capolavoro che è. Non aspettatevi l'ennesimo disco crossover, pervaso da una sofferenza che erutta rabbiosa e impulsiva, cruda e urgente. El Cielo sanguina lentamente dignitoso come una fiera morente, disarmante nella sua malinconica compostezza, coraggiosa della sua disperazione. Le sue 16 tracce sono intermezzate da momenti strumentali o corali (le "brush strokes"), che cullano tra canti orientali, violini e sax noise, in un percorso tra i più suggestivi. Da notare un cantato alla Morrisey nella seconda traccia, e un ulteriore riferimento agli Smiths nel titolo di "Sorry but it's over". La spiritualità che impregna il finale del disco è scandita da un beat jungle, simbolo della versatilità della band. Ma sono solo alcuni indizi generici per capire la complessità di un disco stupendo, sicuramente da annoverare tra i migliori dell'anno, per la varietà di vibrazioni e delle atmosfere in cui chi ascolta viene immerso. Osservando il packaging, riusciamo a scorgere una cornice che racchiude un cielo, limpido in alto e candidamente nuvoloso in basso che domina un paesaggio collinare. Sarà il forse la chiave di lettura del suo contenuto? Un percorso che ci trasporta da una condizione precaria e minacciosa a una dimensione ultra terrena e trascendentale, in una ritualità della quale i Dredg sono i sacerdoti. Il booklet racchiude una serie di racconti epistolari su un tema enigmatico (lo "Sleep Paralysis"), tutti titolati come da tracklist. Nessuna foto nè alcun testo, dunque. Tutto resta immerso nel mistero, offrendo però l'opportunità di interpretare soggettivamente il tutto... e ad ogni ascolto si scoprono nuove sfumature, dinamiche, armoniche finezze che pochi artisti riescono a permettersi. La loro espressività è squisitamente ermetica, forse non proprio semplice da assimilare; i Dredg hanno dimostrato con "El Cielo" di avere molto da dire e di possedere i mezzi per farlo. Resta da decifrare quel messaggio e godere del suo forte significato...senza dubbio il segreto per un modo più intimo e profondo di rapportarsi alla vita.
[Shizu]
Canzoni significative: tutte.
|