Il problema dei Dozer è quello di essere sempre un po' sfasati rispetto al trend che vogliono seguire. Nei primi 2000 album come "In The Tail Of A Comet" e " Madre De Dios" celebravano la musica del deserto dei Kyuss finendo tra il roster della Man's Ruin e pubblicando un celebre split con gli Unida di John Garcia. "Call It Conspiracy" e "Through The Eyes Of Heathens" cercavano di infilarci un po' di alternative rock e con il finale "Beyond Colossal" inspessivano il suono con dosi di sludge che poi avrebbero reso celebri band come Red Fang. Diciamo che uno dei loro difetti è quello di non essere in grado di esprimere pienamente il potenziale a disposizione, preferendo perdersi in strade che non portano a niente.
15 anni dopo l'ultimo disco tornano con "Drifting In The Endless Void" e potrebbero giocare sul sicuro dato ai fan (non numerosissimi ma neanche trascurabili) qualcosa degno di essere amato. E invece l'obiettivo è centrato per metà. Ci sono sì buone canzoni ma ci sono anche delle cadute di stile inspiegabili per musicisti di questo calibro. Vedi "Dust For Blood" e "Run, Mortal Run!" che imbarazzerebbero persino i Muse. O brani che girano a vuoto per più di 5 minuti ("Andromeda"). Allo stesso tempo ci sono episodi notevoli come "Mutation/Transformation", "Ex-Human, Now Beast", "no Quarter Expected, No Quarter Given" che potrebbero essere dei brani degni del miglior songbook dei Soundgarden.
Dopo 15 anni era lecito aspettarsi molto di più: una scrittura più precisa e influenze "pop" pompose che avrei evitato. Tre canzoni su sette non fanno arrivare alla sufficienza un album che poteva rimanere nel cassetto.
[Dale P.]
Canzoni significative: Ex-Human Now Beast, Mutation/Transformation.
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