Si sono ripresi i Nostri 4 dopo la "Malattia". E ritornano con un prodotto più rassicurante, di più ampio respiro, ma non per questo inferiore al precedente. Believe è un bel disco nu metal, che mantiene da una parte l'originalità dell'impronta della band, e che dall'altra si presta meglio al mercato di oggi. È un percorso misto, che offre scosse di pura energia per poi adagiarsi a tratti su episodi riflessivi, quasi rilassati. Di certo questa è una caratteristica del genere, che rimanda un po' al grunge…ma i D. si distinguono chiaramente in quel calderone troppo ordinato per i nostri gusti, che raramente corre il rischio di offrire spunti originali e ricercatezza. Il loro merito è di essere riusciti a creare e mantenere vivo il loro sound (abellito dalla produzione di A. Wallace), che resta riconoscibile, anche se non del tutto incontaminato. La scelta del primo singolo sembra studiata apposta in vista di qualche bel posto in classifica, ma non è di certo questo il brano più bello o significativo di "Believe". All'ascolto di "Prayer", infatti, ritornano alla mente i riff nevrotici di "The Sickness", ma si avverte subito il compromesso col gusto odierno, cioè un ritornello pulito e quasi disteso. Ciò che colpisce di questo disco, comunque, non è di certo il canto falsamente incazzato che ci ruminano addosso i gruppetti- prezzemolo che si spacciano come la generazione nu metal di oggi. Il primo elemento che rende unici i Disturbed è la voce camaleontica di Draiman, a tratti rauca e isterica, oppure avvolgente e disarmante (diremmo mai a un primo ascolto che sia lui a cantare "Darkness"?), la quale si coordina alle ritmiche che batteria e bassomacinano quasi ossessivamente, in un'alternanza di battute sincopate e riff metallici e coerenti. Se Believe è un disco più semplice all'ascolto, e vario nelle vibrazioni rispetto al precedente, ciò non significa affatto che i Nostri si siano venduti, anche se può essere il timore di chiunque ami la loro musica. E credetemi: i Disturbed forse non sono più pervasi da quella inesorabile e prolifica "Malattia" che ha contaminato il loro esordio; ma il capitolo non è completamente chiuso, anzi, si è arricchito di nuovi spunti, offrendoci un disco un po' meno insano, più aperto e maturo. Resta a voi "Credere" in loro, o no.
[Shizu]
Canzoni significative: Liberate, Rise, Breathe, Devour, Darkness.
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