L’unica cosa francamente brutta del nuovo di disco dei Deftones è la copertina; il resto sono una manciata di grandi canzoni all’interno di un lavoro che arriva alla fine senza mostrare segni di cedimento.
Il nu metal dei primi tempi è ormai un lontano ricordo, anche se va detto che sin dal secondo album “Around The Fur” Chino Moreno & co. hanno tracciato una strada tutta loro che, più che al metal, ha guardato al rock alternativo, allo shoegaze e all’elettronica; negli ultimi venticinque anni non molte band hanno creato un suono ed uno stile così facilmente riconoscibili come hanno fatto i Deftones. Tutto questo mantenendo una più che buona qualità dei lavori prodotti.
“Ohms” non è da meno e gode di un ottimo utilizzo dell’elettronica, vedi il synth che apre il disco e accompagna la prima traccia “Genesis” con subito un bel riffone sincopato e la classica voce filtrata di Chino; pop e languido è, invece, il ritornello di “Ceremony” ma, per fortuna arriva subito “Urantia” onirica e spinta da una bella ritmica di chitarra. L’ispirazione non mostra segni di cedimento e arriva “Error”, un brano up tempo che profuma anni 90 e accende la nostalgia grazie al tiro della sezione ritmica e alla linea vocale azzeccata. “The Spell Of Mathematics” ha una parte centrale psichedelica con un synth dal sapore quasi orrorifico così come il finale di “Pompeji” ha atmosfere lisergiche ed eteree con il canto dei gabbiani a trasportarci verso “The Link Is Dead” che sembra uscita dai primi lavori della band tra noise, grida, feedback, rullate ed emotività a mille.
“Ohms” arriva al suo apice con la conclusiva title track che parte con uno dei più bei riff dell’anno e vede un Chino Moreno ispiratissimo; si chiude così un disco che farete fatica a togliere dal piatto e che, probabilmente, finirà tra le migliori uscite dell’anno.
[Francesco Traverso]
Canzoni significative: Ohms, Error, Urantia, Genesis.
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