Around The Fur arrivò per consacrare i Deftones come i padrini di una scena che ancora non era piena di mezze tacche. La sfida serrata fra le band (erano ancora tutti amici!) per chi sarebbe stato il re del genere faceva superare i limiti tecnici e fisici dei protagonisti. Korn, Deftones, Limp Bizkit e Incubus spararono le loro migliori cartucce e solo il pubblico decretò il vincitore con i milioni di copie vendute dai Korn prima e dai Limp Bizkit sputtanati dopo. I fruitori di quei milioni di dischi si sentirono in dovere di dire la loro tirando su un gruppo e ora siamo circondati da schifezze che forse sarebbe meglio non vedere. I Deftones, invece, nel corso degli anni proseguiranno la loro strada fatta di sudore sui palchi e sbattimento negli studi. Ovvero manteranno sempre quell'approccio genuino e umano tipico dei gruppi underground. E di un disco che si apre con "My Own Summer" (per chi scrive nella top 10 degli anni 90) vogliamo parlare? E del delirio hardcore/noise/emo di "Ihabia"? Del decandentismo di "Mascara" (anticipatrice del sound di White Pony)? Del riffing serrato della title-track e di "Rickets"? O forse potremmo stendere due parole su "Be Quiet And Drive", ma preferiamo che voi la ascoltiate, per capire quanto un gruppo possa essere sia metal che new wave senza cadere nel ridicolo. Seguite le acrobazie vocali di Chino Moreno e ne rimarrete estasiati. E proseguite con l'ascolto dell'album: vi conquisterà fino a trasformarsi in una droga.
[Dale P.]
Canzoni significative: My Own Summer, Mascara, Be Quiet And Drive, Headup.
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