Capitolo quarto, dopo Winds of Creation, Nihility, The Negation.
I nuovi Decapitated arrivano quaranta secondi dopo l'inizio dell'opener. Per chi non li conosce è un lasso di tempo quasi insopportabile di banalità death. E' un lungo grind su un riff monotono, il tutto per troppi secondi.
Poi arrivano: senza paragonarli ai dischi vecchi, potete prenderli come un massiccio incrocio degli Hateplow di "Everybody dies", di estrosità meno psichedelica dei Mastodon degli esordi e qualcosa dei Malevolent Creation degli esordi. E' un disco vettoriale, dritto, severo, un massacro condito di doppio pedale, riff quadrati e squartati. La ciliegina è che la voce, a mio puro giudizio, è una delle migliori in assoluto dai tempi di Once Upon the Cross dei Deicide. Non c'è da dilungarsi da tempi dispari e trovate ammirevoli, c'è solo urgenza sonora ed emotiva e rabbia. Nel death è cosi: un sacco di gruppi sfornano dischi buoni, poi ne arriva uno che offre davvero qualcosa in più. Stai a misurare il grammo mentre gruppi come questi tirano fuori il carico da 100kg.
"Il signore là in fondo dice 'Decapitated', chi offre di più?
Decapitated uno.
Decapitated due.
Decapitated tre."
Da avere.
[ThrasherXXX]
Canzoni significative: tutte.
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