LEI e' Corin Tucker. Se la conoscete la amate e questa recensione non serve a niente. Se non la conoscete smettete di trastullarvi con band di ragazzine che manco sanno cos'era il CBGB. LEI ha fatto la storia. Compratevi la discografia delle Sleater Kinney e ricomincate a leggere la recensione. Che, appunto, non serve a niente.
Ora e' diventata mamma e si e' messa a suonare con Sara Lund degli Unwound e Seth Lorinczi dei Golden Bear. Chitarra pseudoacustica, tanto soul, poco rock ma un pugno di ottime canzoni.
Ci si emoziona solo a sentirla aprire bocca, ci si emoziona tanto quando parte in alto a ricordarci che Dig Me Out e' ormai lontano ma prima o poi tornera' a risuonarlo dal vivo. Doubt, per questo, e' un tuffo al cuore insostenibile. Quelle sono le Sleater Kinney!
La ragazza non strilla quasi piu' ma emoziona con bellissime ballate, simili a ninnananne, simili a degli Who senza elettricita', cantante da chi mastica soul a colazione.
L'ideale sarebbe essere il figlio di Corin, per farci cantare quelle ninnananne. Ma soprattutto per farla arrabbiare e farle uscire quella voce. E scommetto che troverebbe pure persone disposte a comprargli le registrazioni delle sgridate a tutto volume.
Corin ha vinto. Ma senza le Sleater Kinney e' piu' un feticcio per maniaci all'ultimo stadio che non aspettano nient'altro che quella reunion. E il sottoscritto conosce a memoria pure il disco delle Cadallaca (condiviso con Sarah Dougher). Ecco perche' questa recensione non serve a niente...
[Dale P.]
Canzoni significative: It's Always Summer, Doubt
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