In principio furono i Cult Of Luna con Julie Christmas nel disco "Mariner". Poi venne il momento dei Thou con Emma Ruth Rundle con "May Our Chambers Be Full" e l'appendice "The Helm Of Sorrow". Ora è il tempo dei Converge con Chelsea Wolfe. Tutte collaborazioni nate intorno al Roadburn Festival, evidentemente nostalgico dell'unico grande capolavoro donato dall'accoppiata post-metal con voce femminile: "A Day Of Nights" dei Battle Of Mice.
Il primo errore di fondo che si nota è dare paternità al progetto ai Converge quando è uno sforzo collettivo che include anche il chitarrista Stephen Brodsky (Cave In e ora nei Quicksand e già bassista della band per un paio di anni) e Ben Chisholm (già collaboratore della Wolfe). Anzi il disco suona proprio come una jam fra questi ultimi e Jacob Bannon mentre Kurt Ballou, Nate Newton e Ben Koller fanno da sfondo. Quindi sarebbe bene non prendere "Bloodmoon: I" come nuovo capitolo della band di Boston, anche perchè l'album è formato da ballate gotiche (metal) e svarioni pseudo hardcore. Non c'è l'assalto all'arma bianca dei Converge, nè la follia che li caratterizza(va).
Onestamente trovo che il lavoro abbia lo stesso difetto dei sovracitati titoli all'inizio recensione: una carenza compositiva dettata dal poco tempo per trovare una quadra. I dischi d'altra parte non si fanno in poco tempo e non basta il talento dei singoli per giustificare un prodotto che, forse, forse, poteva rimanere in archivio. Anche perchè, alla luce di quanto ascoltato è il disco meno interessante su cui hanno messo mano tutti.
Se volete ascoltare una Chelsea Wolfe "heavy" consiglio di recuperare il disco dei Mrs Piss, mentre se volete ascoltare i Converge più soft consiglio una visita da uno specialista.
Evitabile.
[Dale P.]
Canzoni significative: Daimon, Coil.
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