Vi ricordate quando il metal suonava cibernetico? Era la fine degli anni 90 e tanti pensavano che nel nuovo millennio chitarroni ed elettronica sarebbero andati a braccetto. La colonna sonora di Spawn (1997) fu un tentativo in parte riuscito di unire due mondi apparentemente distanti che all'epoca si erano avvicinati parecchio. Si parlava di metal alternativo (che poi sarebbe diventato "nu") ed elettronica rock, non certo di Manowar e Aphex Twin. I nomi dell'epoca erano Prodigy, Goldie, Atari Teenage Riot, Orbital in combutta con Korn, Filter, Incubus, Marilyn Manson. Se non la conoscete cercatela: è una cartolina di qualcosa che non si è più realizzato.
Facciamo un salto in avanti di più di 20 anni. Il metal e l'elettronica si sono separati nuovamente, raffinando la proposta e abiurando certe tamarrate che ai tempi erano accettate con piacere e che ora troviamo giusto nelle produzioni trap-metal tipo Ghostemane e Scarlxrd. In mezzo c'è la ormai dimenticata collaborazione fra Korn e Skrillex ("The Path Of Totality", 2011)
Tutta questa premessa per parlare di un disco di cui si è discusso tanto, sia in termini di capolavoro che di spazzatura. "Underneath" è il quarto album dei Code Orange ed il primo a divincolarsi con forza dalle loro origini post-hardcore/emo. Non c'è più Kurt Ballou al banco di regia e c'è tanta elettronica. Questo sposta il sound degli ex "Kids" in quel territorio "Spawn" di cui parlavo in apertura. Il risultato è meno estremo di un remix degli Slayer ma sempre piuttosto straniante, soprattutto ai primi ascolti. Più si lascia decantare il disco più viene fuori la qualità delle canzoni.
E se la band sembrava agli esordi la risposta "grunge" al metal alternativo ora si colloca esattamente nella fase successiva, quella che per comodità potremmo definire "industrial metal". Un po' Nine Inch Nails ("The Easy Way"), un po' Dillinger Escape Plan, un po' Fear Factory e tanti suonini glitch moderni. Un piatto che potrebbe suonarvi disgustoso o che amerete alla follia. Certamente un disco importante in un 2020 che più Cyberpunk non si poteva immaginare.
[Dale P.]
Canzoni significative: Sulfur Surrounding, Swallowing The Rabbit.
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