Dispiace, o sì se dispiace, vedere Chris Cornell ridotto in questo stato. Stupisce che nessuno dei suoi amici sia andato da lui a dirgli "senti, questo disco è una merda. vuoi fare musica soul? Questo mi sembra stupidissimo pop anni 80. In confronto i dischi di Mariah Carey sono dei capolavori. Ma poi cosa hai da belare in quel modo? La voce che fine ha fatto? E dove sono i riff strafighi che scrivevi? Spoonman dov'è? Jesus Christ Pose te la ricordi?"
Cornell è un cantante, e come tutti loro prima o poi vengono attratti dal bel canto, dalla forma canzone, dagli arrangiamenti che possano mettere in risalto la voce. "Carry On" testimonia che per l'ex Soundgarden questo momento è arrivato.
Il disco, infatti, è una sequenza di canzoni sospese tra pop e soul, purtroppo senza ispirazione nè un motivo per cui questi brani dovessero uscire su disco.
Più o meno del valore di un Bon Jovi spompo, ma insopportabile pure per i cinquantenni a cui dovrebbe orientarsi questo disco.
L'esordio solista di qualche anno fa, che metteva fine ai Soundgarden come ora avviene per gli Audioslave, pur essendo imperfetto manteneva ancora integro lo spessore artistico dell'autore attualmente perso in qualche discarica di Los Angeles.
Non è un problema di commercialità o meno, è proprio un disco fatto male, insopportabile all'ascolto per via di arrangiamenti di dubbio gusto e di una voce che non è più quella di un tempo. Non c'è modo di riconoscere la migliore ugola degli anni 90, se non nel nome.
Evidentemente è un omonimo..
[Dale P.]
Canzoni significative: You Know My Name, No Such Thing.
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