Inevitabilmente attratto dall'avvenenza della frontwoman Riley Pinkerton e dallo splendido logo "old school" attendevo con molta curiosità l'esordio dei newyorkesi Castle Rat ma senza grandi aspettative. Sinceramente non pensavo potessero essere un prodotto completo, mi aspettavo giusto un paio di buone canzoni e poco altro. Che è un po' come non pretendere che Monica Bellucci sappia anche recitare bene: c'è già tutto il resto perchè chiedere ancora di più?
E, invece, "Into The Realm" è uno dei migliori dischi doom degli ultimi anni, non ci giro tanto intorno. Forse sono stato realmente stregato da questa giovanissima cantante cotonata, vestita solo di una striminzita armatura di maglia e spadone che ricorda le copertine delle avventure di Dungeons And Dragons che compravo da ragazzino? I riff suonano tutti perfettamente doom: lenti, mortiferi, grezzi e mai sopra le righe. Le canzoni ottimamente plasmate con un sound grezzo, che sembra uscito a cavallo degli anni 70 e gli anni 80: catacombale, distante e oscuro. Non a caso registrato in una chiesa abbandonata riempita di amplificatori Orange. La band suona. Eccome se suona. Tanto che bassista e chitarrista si ritagliano pure degli intervalli solista tra un brano e l'altro a cavallo fra prog e folk. Quando partono le cavalcate volano sberle. Niente di originale ma da quanto tempo non si ascoltava una band così perfetta nel celebrare il classico sound hard rock oscuro dei Black Sabbath? "Into The Realm" è una vera chicca.
[Dale P.]
Canzoni significative: Red Sands, Fresh Fur.
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