Di base a Philadelphia, la band e' un quartetto che annovera membri di Boy Problems, Boys & Sex, Make Me, Snowing, and The Lady Is Not For Burning. Sul loro curriculum i Cassilis riportano un Ep di sei tracce nel 2008, "The Place Where We Meet To Seek The Highest Is Underground", e uno split con gli Storm The Bastille l'anno seguente. Se non ne avete mai sentito parlare, non preoccupatevi, quel che conta e' non farsi sfuggire "My Colors".
Qui ci sono dieci brani che fluiscono senza tregua uno dopo l'altro. Un impasto di nervi e acciaio che ha recepito alla lettera i dogmi di Converge, Botch e Coalesce, i Cassilis sono un meteorite spigoloso di post-core che trasporta la voce al limite della lacerazione delle corde vocali di Jon Weed, usignolo al catrame che strilla come un ossesso.
La qualita' migliore di questi quattro disagiati e' la rapidita' con cui sviluppano i loro monologhi isterici. Strutture compresse, basso iperdistorto che trivella il suolo, chitarra che erige un muro di suono compatto dalle cui fessure sbucano lame contorte e arrugginite. Il sound cannibale emerge da quei grumi di fango tra cui si dimenano anche gli Unsane ("Dirt Shirt", "Gipsy", la title-track), ma l'attacco di "Judgment Dude" lascia lo stesso sapore di sangue in bocca come nei primi Mastodon. Si va da poco più di un minuto a meno di tre di durata con "Swallowing Cities", "Who The Fuck Is Gil Lewin" e "Carcassone" che sono invero assalti belluini alla scatola cranica.
I Cassilis ci lanciano addosso furia a secchielli col loro screamo-post-core. Roba che affonda dritta nelle viscere.
P.S: sulla pagina Bandcamp del gruppo (http://cassilis.bandcamp.com/) potete ascoltare l'intero album che, se può interessarvi, esce pure in audiocassetta.
[Marco Giarratana]
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