Ascolto Inaudito ed è amore a prima vista. Oltre i generi musicali. Oltre il jazz, oltre il rock, oltre l'avanguardia e la sperimentazione, perché se spesso la parola avanguardia si sposa con il concetto di intellettualismo e noia, qui al contrario siamo di fronte ad una musica che coinvolge, diverte e stupisce, da cui sgorga la voglia dei Calomito di suonare (e sul fatto che sappiano suonare non c'è dubbio alcuno) divertendosi e divertendo chi li ascolta.
Una musica che spazia a 360 gradi ma nello stesso tempo mantiene una sua linearità e un suo percorso, i cui riferimenti musicali sono da ricercare innanzitutto nell'avanguardia inglese dei primi anni settanta. Impossibile non pensare ai "post Canterburiani" Henry Cow, a cui credo i Calomito si siano in qualche modo ispirati, non so se volontariamente o involontariamente. Per approdare a sonorità più tipicamente jazz, magari alla Dave Duoglas, vecchio collaboratore del "solito" Zorn, che qui ritroviamo, più che per un'influenza musicale diretta, per il gusto della frammentazione e del divertimento quasi sadico che non ti permette di "rilassarti" su un giro o una svisa, ma rompe continuamente gli schemi e sfocia ogni momento in un'idea nuova. Tutto questo non pregiudica assolutamente il gusto dell'ascolto, anzi lo solletica e tiene sempre alta l'attenzione.
E i riferimenti agli anni settanta non significano che siamo di fronte ad un qualcosa che odora di datato. Certo, c'è un senso di deja vu in alcuni brani che inevitabilmente emerge, soprattutto per chi si è nutrito per anni di quella musica che al di la dei generi trova una sorta di filo conduttore da che parte da Zappa ed arriva al free jazz. Ma il carattere dei Calomito è attuale e moderno, ed abbastanza forte e formato da permettersi di guardare senza pudori al passato, al presente e al futuro.
I Calomito sono un sestetto con viola e violino, chitarra, sax alto e soprano, percussioni, piano Rodhes, synth e organo, basso, batteria, voci e rumori vari. Assolutamente da ascoltare e far ascoltare!
[Hectorito]
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