Da quando premerete play avete un minuto e mezzo per godervi il silenzio. Poi avrete ancora un minuto circa di relax con un potente noise-doom e infine inizierà il delirio: una batteria alla Converge, chitarre ultradistorte e rumorosissime, urla disperate. Un suono che vi tramortirà per violenza e intensità. La successiva "Time As Methodology" è un altro break strumentale per lasciare fiatare l'ascoltatore, in attesa della lunga (7 minuti) "Time As Surrogate Religion" vero e proprio capolavoro dell'album: capace di affascinare e sfiancare allo stesso tempo.
Il miglior pregio della band è quello di riuscire a creare una tensione fuori dal comune, per certi versi simile a quella che traspare in "Jane Doe" dei Converge (ma va da sè: non siamo a quei livelli!). Ascoltate "Time As Imperialism" in cui chitarre relativamente tranquille sposano alla perfezione la disperazione della voce in un ipotetico punto d'incontro fra Isis e Dillinger Escape Plan.
A metà album la band decide che è il momento di ricominciare da capo e stupisce con una nuova introduzione atmosferica ("Reintroduction") a cui è collegata un altro minuto di relax. E di nuovo inizia la furia ipercinetica con "Time As Abjection" e "Time As Commodity" per finire con la sfiancante "Time As Resistance" in cui le vostre orecchie chiederanno pietà ma voi non riuscirete a smettere di ascoltarla.
Un disco coraggioso nel suo sfuggire ai clichè del genere e nel suo unire le due anime più lontane del post-core (la violenza di Converge e DEP con la malinconia di Isis e Neurosis) in un unico suono violento e malinconico allo stesso tempo.
[Dale P.]
Canzoni significative: Time As Resistance, Time As Surrogate Religion.
|