Discogs segnala 23 band di nome Brutus: loro vengono dal Belgio e questo "Nest" è il secondo album, dopo "Burst" del 2017. Il primo disco vedeva una band grintosa, vicina a certo post hardcore mescolato a post rock e shoegaze, il tutto sormontato dalla bella voce della batterista Stefanie Mannaerts.
"Nest" cambia leggermente le carte in tavola: le chitarre perdono i riff heavy in favore di riverberoni e delay shoegaze, la batteria passa in primo piano e soprattutto le canzoni diventano Stefanie-centriche. Queste scelte fanno svettare l'orecchiabilità e a guardagnarci sono ovviamente le canzoni, molto più a fuoco e riconoscibili. Il trittico iniziale è da urlo: "Fire", "Django", "Cemetery" non possono non lasciare l'ascoltare basito grazie ai numerosi sali-scendi emozionali. Il proseguo del disco è su questi temi, cosa che può risultare un po' noiosa ai primi ascolti ma che pian pianino rivela anche le gemme nascoste nel proseguo della tracklist (ad esempio "War").
In "Burst" il piatto non è vario ma è decisamente gustoso. Ma è consigliabile iniziare con piccoli assaggi.
[Dale P.]
Canzoni significative: Fire, Django, Cemetery, War.
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