I gruppi inglesi hanno l'abitudine di durare il tempo di una stagione o poco più: ai tempi si bruciavano nel giro di qualche singolo, oggi? L'esordio dei Black Country New Road era fondamentalmente una raccolta di singoli con un paio di inediti. Singoli sbilenchi, stravaganti ma accattivanti sulla scia del post rock anni 90. Oggi abbiamo in mano il secondo disco, quindi perchè lamentarci? Perchè dei sette membri della band se ne è andato il più importante: il cantante e autore Isaac Wood, lasciando l'onere degli ex colleghi di promuovere un disco. Un disco eccellente ma che suona come "Isaac Wood & The Black Country New Road". Sarà quindi la fine della band? Per ora poco importa, tanto gli inglesi ci hanno abituato a continue reunion e tira e molla e speriamo che Isaac torni sui suoi passi.
C'è da dire che "Ants From Up There" è molto diverso dal disco d'esordio, nel bene e nel male. Nel male perchè quel mix di Slint e art rock cantautorale era decisamente bene riuscito, nel bene perchè rischiava di diventare un clichè. E perchè il difficile secondo album, in questo caso difficilissimo, è comunque un signor disco. Isaac amministra la band come un novello King Krule, sospeso fra art rock, barocchismi, folk, da crooner disperato e agitato che vorrebbe fare un po' di tutto. E come King Krule gli riesce bene, molto bene. Non è Robert Wyatt ma non mi stupirebbe un domani possa regalarci la sua "Moon In June". O magari sparirà nell'oblio. Nel dubbio non snobbate questo disco: con pazienza è in grado di dare parecchia soddisfazione.
[Dale P.]
Canzoni significative: Good Will Hunting, Haldern.
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