Sembrava impossibile che Bjork potesse fare un altro passo in avanti. Sono pochi gli artisti che ad ogni album stupiscono e spiazzano. Con Medulla, il piccolo folletto islandese è riuscito a portare l'avanguardia nel pop. O, diversamente, è riuscita a rendere pop l'avanguardia.
Il sesto disco (contando un po' a caso a dire il vero) di Bjork è costruito interamente da voci. Non pensiate che sia un disco spoglio -magari cantato "a cappella"- ma provate ad immaginare di sostituire archi, beat, basso e tutti i tradizionali strumenti e suoni presenti nei dischi con le voci. Sicuramente vi siete fatti una cattiva idea, pensando a cori alpini, tradizionali e simili.
Il risultato è, invece, il classico uovo di Colombo. Ascoltare "Vokuro": classica hyper-ballad nello stile dell'artista. L'effetto avanguardistico è racchiuso nei particolari. Sentire il suono del battito dei denti o della lingua, le imprecisioni che diventano musica. Oppure ascoltare il plagio-omaggio-evoluzione di Demetrio Stratos in Oll Birtan, talmente simile all'originale che è impossibile pensare che non le sia capitato di ascoltare l'ex Area. Magari Mike Patton (ospite in due brani) glielo ha consigliato per trovare spunti ed idee.
Medulla risulta quindi un disco splendido nelle idee e negli spunti, un pochino meno ispirato nello sviluppo delle canzoni e può risultare stremante per la sua natura di album "vocale". Ma è da comprare a scatola chiusa anche solo per premiare la scelta coraggiosa.
[Dale P.]
Canzoni significative: Oceania, Vokuro, Where Is The Line.
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