"Com'è il nuovo dei Big Business? Non un granchè." (cit)
La band passa da un duo basso/batteria (il più invidiato al mondo dal sottoscritto dato che forma(va)no la sezione ritmica dei Melvins) all'innesto di un giapponese qualunque chiamato Toshi Kasai alla chitarra, in sostituzione del ben più talentuoso David Scott Stone. E pur essendo sotto contratto con Hydrahead, che comprensibilmente metterebbe sotto contratto anche la vicina di casa di King Buzzo, non si discosta da il classico metal/nonmetal della band madre.
Voce plasmata sul Re, più strozzata e hard rock ma più stonata, chitarra alla Greg Ginn (Black Flag) privo di carisma, basso come tanti e una batteria, questa si, clamorosa. Le canzoni si dividono in buone/carine e indolori. Difetto che, onestamente, trovavo anche nei precedenti lavori ma che veniva ovviato dalla formazione ridotta all'osso e dall'idea di fondo premiabile a prescindere. Ma se al terzo lavoro la band voleva puntare a qualcosa di più ha decisamente fallito il suo obiettivo rimandendo ancorata all'incedere derivativo ma un po' casuale dei precedenti.
Suonano come una versione monca dei Melvins. Mentre i Melvins senza di loro sono e saranno sempre i Re.
Prima di acquistare Mind The Drift siate sicuri di aver completato la discografia della band di Dale Crover...
[Dale P.]
Canzoni significative: Cats Mice, The Drift.
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