Ce l'hanno fatta i Big Brave dopo l'ottimo "A Gaze Among Them" ad ampliare il proprio pubblico? No. Ce la farà questo "Vital"? No. Anche perchè il duo-oggi-trio non ha cambiato una virgola della propria proposta sonora.
I re della sintesi li hanno definiti "Bjork che suona con i primi Melvins". E' un certamente un riassunto stimolante ma non del tutto a fuoco. Se è vero che la cantante Robin Wattie si lancia in yodel urlati , non troppo dissimili dalla collega Emma Ruth Rundle, e che la band la accompagna con riff heavy doom sludge al confine con il drone metal nel songwriting c'è ovviamente di più. L'interpretazione dei Big Brave è scura, drammatica e disperata. Diciamo anche apocalittica come potrebbero essere i Neurosis o gli amici Godspeed You Black Emperor. E proprio da queste due formazioni prendono anche la dilatazione post-rock e il totale rifiuto verso la forma canzone.
Se siete già degli iniziati al culto sappiate che il canovaccio è lo stesso dei precedenti lavori e quindi perdono mezzo punto per l'adagiarsi ad una formula già sviscerata a cui forse sarebbe lecito chiedere un pelino di più. Ma è anche vero che è proprio quella formula a rendere i Big Brave una delle formazioni più atipiche e particolari dell'attuale panorama metal underground. E anche se rimanessero così in eterno andrebbe bene comunque.
[Dale P.]
Canzoni significative: Half Breed, Vital.
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