Cosa distingue un buon gruppo da uno di successo? L'immagine.
I "Be Your Own Pet" sono un buon gruppo con un immagine da urlo. In più sono giovanissimi, quindi puri. Non si vergognano a citare come influenze Yeah Yeah Yeahs, Black Flag, Bikini Kill, Sonic Youth e Von Bondies. Non si vergognano perchè è vero. Non si vergognano a coverizzare un pezzo dei Queen in una compilation tributo (Bycicle Race). Non si vergognano perchè l'hanno destrutturizzata con grande classe. E inconsapevolezza.
L'incosapevolezza di questa band, che potrà sciogliersi nel giro di un tour o diventare grande come gli U2, è da gustare in ogni sua espressione. Le urla grintose di Jemina Pearl Abegg (e anche i nomi sono fighi) trascinanti come da anni non capita di sentire, i beat scartolati Jamin Orrall, la chitarra indemoniata di Jonas Stein e il basso che cerca di fare da collante di Nathan Vasquez, sosia adolescente di King Buzzo.
E' inutile girarci intorno, questo disco ha la stessa classe ubriaca del primo dei Libertines, di certe cose di Jon Spencer (sicuramente non le ultime) e suona come dovrebbe suonare il rock se non fossimo sommersi da fighetti che pensano a far ballare le ragazze. Le ragazze dovrebbero ascoltare i Be Your Own Pet e capire che dovrebbero smetterla di trastrullarsi con i Franz Ferdinand e i loro numerosi cloni.
I Be Your Own Pet non saranno una band che rivoluzionerà la musica ma è senz'altro quell'aria fresca che ci mancava da tempo. 28 minuti a cui non dovreste dire di no!
[Dale P.]
Canzoni significative: tutte
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