Ascoltando questo DOWN IN ALBION la cosa che più balza alle orecchie è che ci riesci a trovare un po’ di tutto dentro, tantissime influenze insomma e tutte frullate e unite alla “incasinata” anima di PETE DOHERTY.
Questo lavoro appare altresì poco manipolato, lasciato vivo all’ispirazione dell’ex Libertines, a tratti quasi sembra di sentir dei demo ma questo non deve considerarsi come un lavoro superficiale piuttosto va visto come ad un urlo nel deserto di un “gruppo” che vuole ritagliarsi un proprio spazio però senza imporre nulla, e quindi più semplicemente una voglia di “faccio quel che mi pare della mia vita e della mia musica”.
Vediamo ora un po’ più nel dettaglio i sapori di questa prima “opera”che si apre con un’irriverente “La Belle Et La Bête” dove compare vocalmente “la belle” Kate Moss. Questa track ci riporta a RAIN DOGS di TOM WAITS.
Che dire invece di “Fuck Forever” incrocio tra CLASH e IGGY POP di “Lust for life”, mentre canzoni come”A'rebours, The 32 Of December e la stessa Killamangiro” (secondo ep della band), ci riportano al vecchio sound Libertines.
“Pipedown” attacca come una PIXIES fatta da riff di chitarra acuti e scarni alternati a ritornelli con muri sonori imponenti.
“Sticks & Stones” invece ti ronza in testa con quel fischiettio a mo‘di marcia militare.
I primi accordi di “8 Dead Boys” mi ricordano molto “Vita spericolata” di Vasco Rossi e la cosa non pùò che farmi sorridere.
La quasi title track “Albion” ti lascia quella giusta malinconia che a mio parere sarebbe stata azzeccata come brano finale perché diciamocelo le 16 tracks forse son troppe. Evidentemente PETE aveva molto da raccontarci a suo modo e nelle sue “dosi” e quindi glielo possiam perdonare.
In fondo se c’è chi lo considera la pecora nera del gregge (e si che il “bianco” lo mette più a suo agio); ebbene se è cosi da stasera per addormentarmi voglio contare solo pecore nere!
[Steliam]
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